Moda: Etica e Taglie

Etica nel mio operato di sarta stilista è soprattutto attenzione alla persona cui i miei capi sono destinati.

Creare abiti, farli sfilare indosso a modelle dalla 42 alla 60, è per me un pretesto per un progetto ampio di sensibilizzazione.

Attraverso un mezzo apparentemente frivolo come la moda e le sfilate comunico un messaggio profondo, azioni che alimentano una cultura.
Rielaboro criticamente i canoni di bellezza imposti e controversi. I corpi naturali e spontanei in passerella, sono un atto d’amore, le fotografie in costume da bagno o in abiti, sono un esibizionismo funzionale per chi ancora lotta contro sè stessa e non a favore di sè stessa.
Non potrei operare come sarta-stilista sganciata dal mio credo e spesso i miei fini filantropici sovrastano le esigenze del mio mercato.

Sono molto critica nei confronti della fotografia di moda: la presenza massiccia del fotoritocco unita all’utilizzo costante di corpi irreali enfatizza l’abito-prodotto ma ha la  responsabilità grave di influenzare negativamente il pubblico.
Sappiamo che le immagini di corpi ritoccate possono essere razionalmente riconoscibili ma molti dimenticano che il nostro inconscio non le elabora come tali: le prende per reali e da qui scaturiscono tutta una serie di meccanismi. Uno di essi è che il proprio corpo viene vissuto come sbagliato perchè non corrispondente alle immagini che bombardano l’immaginario collettivo, complice tutto un mercato incalzante e parallelo alla fotografia di moda. Molti disturbi quali il dismorfismo, i disturbi alimentari, tra i più diffusi, sono collegati a questo fenomeno.

Ho appreso con dispiacere che nei corsi professionali per stilisti e modellisti si sviluppano soprattutto modelli nella taglia 42, per comodità e convenzione. Nella realtà dei corpi la taglia 42 è tra le meno diffuse.
Credo che sviluppare solo quella, anche se ai fini propedeutici, sia un veicolo di messaggi negativi, soprattutto verso i giovani studenti di moda. Ho iniziato tardi a studiare sartoria e modellistica ma penso a come mi sarei sentita male da adolescente sovrappeso a essere costretta a creare abiti senza la possibilità di indossarli. Il mio sentirmi sbagliata avrebbe avuto ulteriori conferme.

“Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra: se ti piace è già l’abito adatto a te” è il motto della linea Samantha Curve di Samantha Schloss, il prodotto non contempla solo abiti pensati per valorizzare la figura abbondante anzichè nasconderla, trasformando quello che la moda addita a difetti in punti di forza, ma anche una filosofia di vita.
Liberarsi dal preconcetto che esistano abiti che un corpo oversize non possa indossare: semmai non se ne trovano in commercio di graziosi e accattivanti.
Gli abiti di Samantha sono sogni di bambina, immagini lampo nella memoria, occhi lucidi e molto istinto. Non abiti che seguono la moda ma uno stile deciso.
Samantha cura personalmente la realizzazione e quindi tempi di produzione e costi diversi
dal pronto moda; ogni capo è unico e irripetibile, adattato alla cliente che viene seguita e coccolata, rinforzata nella sua autostima con la dolcezza e determinazione di Samantha.

Il Bodypositive promuove amorevolezza, accettazione, valorizzazione del corpo a qualsiasi età, dimensione, peso, abilità, etnia, orientamento sessuale.
Attraverso le conferenze o con fotografie e sfilate, la visibilità ben confezionata di corpi non canonici è un messaggio di amorevolezza per tutti: per chi soffre la condizione di un corpo diverso nella speranza dell’accettazione e amore dello stesso e per chi non tollera la diversità.

E’ importante che nelle immagini troviamo vicinanza alla nostra realtà e che anche i corpi diversi dai canoni di bellezza imperanti siano rappresentati. Se non bastasse l’etica di questo ragionamento, pensiamo allora al mercato enorme che si potrebbe e si sta in parte sviluppando sulle taglie ‘over’.

La materia prima del mio lavoro e poetica è costituita dal mio corpo e quello che indossa, l’esperienza con sovrappeso, obesità, discriminazione e disturbi alimentari. La presentazione di immagini volutamente ironiche e disturbanti, l’esposizione del mio o altrui corpo e l’utilizzo di un registro estetico convenzionalmente destinato al corpo sottile e socialmente percepito come bello; la sovraesposizione a volte beffarda è voluta.
Uno dei traguardi auspicabili sarebbe la costruzione di un nuovo registro estetico, nuove immagini create solo per i corpi abbondanti e non dei derivati facilmente mistificabili come pure imitazioni ironiche\goliardiche.
Sono molto seria quando mi mostro utilizzando codici espressivi e estetici solitamente ‘riservati’ a corpi canonici. La mia è una sfida ai canoni estetici che vuole far riflettere…

In molti stiamo lottando, contro al Bodyshaming, per un nuovo e diverso registro estetico, per l’armonia e benessere psicofisico nostro e degli altri. La nostra è una Causa, e come tutte le cause mira al benessere laddove questo viene a mancare.
Il mio operato di sarta\stilista con i lavori fotografici è collegato all’attivismo e al mio
essere artista, il mio tornaconto è semplice: in quanto artista esercito un’autoaffermazione, voglio dare un contributo positivo al benessere dei miei simili e un contributo all’evoluzione del pensiero umano, vorrei essere la guida che io ho cercato e non ho trovato. Vorrei evitare forse egoisticamente, che altre soffrano quello che ho sofferto io, vorrei che le mie parole e azioni servissero in questo senso.

Vendere abiti fatti da me è parte del mio lavoro ma non è il fine ultimo del mio operato, spesso gli abiti che creo servono a presentare il mio corpo che è strumento della mia comunicazione e poetica.

SAMANTHA CURVE: gli abiti concepiti per valorizzare
Credo che il punto di forza del mio progetto sia che dietro c’è una persona, una donna, un’artista che parte dalla sua vita quotidiana , dai suoi gusti, sogni e esigenze reali per
creare abiti per sè stessa. Gli abiti che creo sono pensati senza tener conto della moda, delle ‘stagioni’ (un abito può essere utilizzato in qualsiasi stagione, a mio avviso, e i miei abiti personali e realizzazioni sono concepiti in quest’ottica), del senso comune dell’eleganza, nè tantomeno delle aspettative di chi crede che la ciccia sia il Male Assoluto da nascondere. Sono sogni di bambina, reminescenze, immagini lampo nella memoria, occhi lucidi e molto istinto. L’unico vincolo pratico: la realizzazione che curo personalmente e quindi tempi non immediati, costi diversi dal pronto moda. Prediligo tessuti morbidi, di facile manutenzione, lavabili a freddo, e soprattutto pratici e non stiro.
Guardarvi allo specchio pensando che dovreste essere diverse, che così siete sbagliate e non va, vi fa perdere buona parte di quel che la vita ha di buono da offrirvi, accettandovi migliorerete la vostra esistenza e forse dimagrirete se davvero era questo che serviva al vostro corpo. Sembrate molto più grosse con quel vecchio camicione informe che vi ostinate a indossare sperando di passare inosservate o almeno di sembrare più magre, se
volete la verità.

Fotografia di Celeste Lombardi, abiti Samantha Curve di Samantha Schloss

(Articolo scritto in occasione del progetto “Ethics & Aesthetics” atto a sensibilizzare le persone affinché siano consapevoli su ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente.)

Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra.

“Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra: se ti piace è già l’abito adatto a te” è il motto della linea Samantha Curve di Samantha Schloss, non solo abiti pensati per valorizzare la figura abbondante anzichè nasconderla, trasformando quello che la moda addita a difetti in punti di forza, ma una filosofia di vita.
Liberarsi dal preconcetto che esistano abiti che un corpo oversize non possa indossare.
Gli abiti di Samantha sono sogni di bambina, immagini lampo nella memoria, occhi lucidi e molto istinto. Non abiti che seguono la moda ma uno stile deciso.
Samantha cura personalmente la realizzazione e quindi tempi di produzione e costi diversi dal pronto moda; ogni capo è unico e irripetibile, adattato alla cliente che viene seguita e coccolata, rinforzata nella sua autostima con la dolcezza e determinazione di Samantha.
Samantha è stilista e promotrice del movimento Bodypositive in Italia: amorevolezza, accettazione, valorizzazione del corpo a qualsiasi età, dimensione, peso.
Attraverso le conferenze o con fotografie e sfilate la visibilità ben confezionata di corpi non canonici è un messaggio di amorevolezza per tutti: per chi soffre la condizione di un corpo diverso nella speranza dell’accettazione e amore dello stesso e per chi non tollera la diversità. “Attraverso un mezzo apparentemente frivolo come la Moda e le sfilate comunichiamo un messaggio profondo, azioni che alimentano una cultura. Rielaboriamo criticamente dei canoni di bellezza imposti e controversi. I nostri corpi naturali e spontanei sono un atto d’amore, un esibizionismo funzionale per chi ancora lotta contro sè stessa e non a favore di sè stessa.”

The Drawn Body, be a model for painters is something different.

One of the most exciting things I do in my path as an artist and Bodypositive activist is to be a model for painters.
Stand naked and motionless for several hours with a group of people who observe, measure, draw your body. An activity with which I’m familiar for having an artistic education in art schools and schools of sculpture.

It helps to reinforce the perception of ourselves (of our self incarnate, body) and self-esteem.

The painter do not judge the body, he simply draw it, as it were an object. This is part of the Naked genre, draw human bodies as if they were structures or objects, without judgment, is also one of Cezanne’s teachings.


(Drawings by Daniel Espen, Alessandro Alghisi and Bruna Gelpi)
A painter told me yesterday “How beautiful you are, just beautiful!” And I smiled thinking “I know!” I’m not afraid to say that I feel beautiful. I see my naked body, the fat rolls that composes it, the skin sometimes pocked and I am calm, I do not feel ashamed even though I know that for many people, I should be ashamed. I’m fine in this body of mine.

Christmas big lunches and how to survive them.

A Bodypositive point of view.

Dinners, brunches, lunches, meetings dedicated to the abundance of high-calories foo and low in nutrients. For many is a joy, for the most is a nightmare. With the resulting propaganda from this Holyday period, from diets and questionable methods to ‘back tobeing happy and fit’, that in itself should make us understand that perverse mechanism we are in.
Consuming large amounts of unnecessary food, bingeing mixed with pleasure and overcome with guilty feelings, then ‘dieting’ to eliminate the effects of the above behaviour.
Do not you find the whole thing really funny?

A series of shocks to our metabolism, a series of mixed emotions for our soul. I talk about how I see and I live this holydays abundance of food, and how many influential Bodypositive authors see it.

Concern about food, and fear of being fat are rooted and taken for granted in our society, the fat-sick association is taken as indisputable axiom. And everything is overrated, and stirred to profit (the ‘diet industry’ business).
We should learn to consider food as fuel for the incarnate life, live the relationship with food naturally and eat for surviving, rather than attributing negative valence or just pleasure.
Often, especially in this period, we consider the food as our enemy, as a yardstick of our willpower, when we resist to food’s call (forgetting that hunger is physiological and not a sign of weakness) or element to take up inner sense of emptiness. Even we use to prove our moral superiority!
The post-binges fitness activity is seen as a duty, the right penance for having eaten too much, instead we should move to the joy of feeling your body and strength of it. The food itself does not oblige us to be ingested in quantities exceeding our capacity, there is no one that binds us to a chair to swallow delicious Pandoro (a tipical Italian Christmas sweet cake, rich in butter and I do love it!), but just ourselves.
We have to learn to feel the food for what it is and to understand that the negative value is our construct, the food is a source of life, it is not our enemy but our fuel to survive.

If you just can not live peacefully with the usual Christmas time binge eating, and I can understand your feelings, just think that certain foods that we fear are available only in this period. It sounds a comforts to us? Not to me, I love the Pandoro! But this does not mean that I have to eat half Pandoro a day or feel bad as a murderer, because I have eaten a slice.
I remind you that even the most wise doctors and experts on food, advise against getting at the Christmas dinners hungry because it is precisely when we are starving our body in alarm it causes us to eat more and fat stores in the body more than in normal way.

I wish you happy Christmas lunches, see ya all in January.

yours, Samantha Schloss

“We are obsessed in looking for ways to change our bodies, when we should channel our energy thinking about how to improve the world.”

Abbuffate Natalizie e come sopravvivere ad esse.

landscape-1448360693-criceto-mangia-biscotto-pranzo-cena-di-nataleUno spunto di riflessione Bodypositive.

Cene, merende, pranzi, ritrovi all’insegna dell’abbondanza di cibo ipercalorico e povero di nutrienti. Per molti una gioia, per i più un vero incubo. Con la martellante propaganda conseguente di diete e metodi discutibili per ‘tornare a essere felici e in forma’, già questo dovrebbe farci capire in che meccanismo perverso e indotto finiamo. Consumare ingenti quantità di cibo spesso superfluo, abbuffarsi con piacere mescolato e superato dal senso di colpa, poi ‘mettersi a dieta’ spesso in modo scriteriato, per eliminare gli effetti dell’azione di cui sopra.
Non lo trovate davvero buffo?

Una serie di scosse per il nostro metabolismo, una serie di emozioni contrastanti per la nostra anima. Vi parlo di come la vedo e vivo io e di come la vedono molte autorevoli autrici Bodypositive.

La preoccupazione riguardo al cibo e la paura di essere grassi sono radicate e date per scontate nella nostra società, l’associazione grasso-malato è assunta quale assioma indiscutibile. E tutto è eccessivamente ingigantito e fomentato ai fini di lucro.
Dovremmo imparare a considerare il cibo come carburante per la vita incarnata, viverlo con naturalezza e mangiare per sopravvivenza, anzichè attribuirgli valenza negativa o di piacere.
Spesso, soprattutto in questo periodo di convivialità, consideriamo il cibo quale nostro nemico, come metro di misura della nostra forza di volontà, quando gli resistiamo (dimenticando che la fame è fisiologica e non debolezza) o elemento per compensare i vuoti interiori. Addirittura lo usiamo per dimostrare la nostra superiorità morale!
L’attività fisica post abbuffate è vista come dovere, la giusta penitenza per aver mangiato troppo, invece dovremmo muoverci per la gioia di sentire il nostro corpo e forza di esso.

Il cibo non ci obbliga a essere ingerito in quantità superiori alla nostra capienza, non c’è nessuno che ci lega a una sedia a inghiottire deliziosi pandori, se non noi stessi.
Impariamo a vedere il cibo per quello che è e a comprendere come la valenza negativa attribuita ad esso è un nostro costrutto, il cibo è fonte di vita ma inanimato, non è nostro nemico bensí la nostra fonte primaria di sopravvivenza.

Se proprio non riusciamo a vivere serenamente le consuete abbuffate pensiamo che certi cibi temuti sono proposti solo in questo periodo. Ci consola? A me no, io adoro il Pandoro!

Ma questo non significa che ne mangio mezzo al giorno o mi sento brutta come una pluriomicida perchè ne ho mangiata una fetta minuscola.
Vi ricordo che anche gli addetti ai lavori più titolati sconsigliano di arrivare alle cene natalizie affamati perchè è proprio quando siamo affamati che il nostro corpo in allarme ci induce a abbuffarci di più e trasforma in depositi di grasso più che in condizioni normali.

Vi auguro serene abbuffate, ci sentiamo a Gennaio.

Vostra Samantha Schloss

“Ci ossessioniamo alla ricerca di modi per cambiare i nostri corpi, mentre dovremmo incanalare la nostra energia pensando a come migliorare il mondo.”

Attraverso un mezzo apparentemente frivolo, rielaboriamo criticamente i canoni di bellezza imposti.

Le Sfilate che organizzo hanno il duplice scopo di mostrare gli abiti che produco, concepiti per valorizzare il corpo femminile e non nascondere o camuffare: nessun tributo di inferiorità o colpevolezza al non essere aderenti a un canone imposto, nessun ‘nonostante sono grassa, sono bella’ e frasi simili che non posso più ascoltare,  e lanciare il messaggio.  Le modelle sono donne, amiche, di ogni taglia e età (per ragioni di privacy qui ci sono solo le mie immagini, per il resto vi rimando a FB) che entusiaste partecipano e condividono la Mission.

Con il nostro corpo comunichiamo un messaggio: la bellezza possibile dei corpi fuori dai canoni imposti. La bellezza del corpo che si possiede e che si ama, la bellezza di chi si sente bello. La bellezza della diversità e dell’originalità, la bellezza dell’autenticità. Attraverso un mezzo apparentemente frivolo come la Moda e le sfilate comunichiamo un messaggio profondo, azioni che alimentano una cultura. Rielaboriamo criticamente dei canoni di bellezza imposti e controversi. I nostri corpi naturali e spontanei sono un atto d’amore, un esibizionismo funzionale e speriamo un esempio per chi ancora lotta contro sè stessa e non a favore di sè stessa.