Il Corpo Disegnato: essere modelle per pittori è tutta un’altra cosa.

Posare per pittori e disegnatori è tutta un’altra cosa: essere modelle per pittori non prevede sconti, non ci sono filtri e postproduzione, il tempo di posa è lunghissimo. Una “terapia urto” che consiglio a chi tende a non piacersi, a non accettare il proprio corpo.

Una delle cose più stimolanti che faccio nel mio percorso di artista e attivista Bodypositive è fare la modella per i pittori.

Stare nuda e immobile per diverse ore con un gruppo di persone che osservano, misurano, disegnano il tuo corpo. Un’attività con cui ho dimestichezza avendo una formazione artistica in accademie di belle arti e scuole di scultura.

Aiuta a rafforzare la percezione di sè (del proprio sè incarnato, corporeo) e l’autostima.

I pittori non giudicano il corpo, lo disegnano semplicemente, come fosse un oggetto. Del resto è parte del filone del Nudo, disegnare corpi umani come fossero strutture o oggetti, senza giudizio, è anche uno degli insegnamenti di Cèzanne.

Una pittrice ieri mi ha detto “che bella che sei, proprio bella!” e ho sorriso pensando “lo so!” non ho paura a dire che sento di essere bella. Vedo il mio corpo nudo, le pieghe del grasso che lo compone, la pelle a tratti butterata e sono serena, non provo vergogna anche se so che secondo molti dovrei provarla. Io sto bene in questo mio corpo.

Disegni di Daniel Espen, Alessandro Alghisi e Bruna Gelpi. Continua a leggere “Il Corpo Disegnato: essere modelle per pittori è tutta un’altra cosa.”

Attraverso un mezzo apparentemente frivolo, rielaboriamo criticamente i canoni di bellezza imposti.

Le Sfilate che organizzo hanno il duplice scopo di mostrare gli abiti che produco, concepiti per valorizzare il corpo femminile e non nascondere o camuffare: nessun tributo di inferiorità o colpevolezza al non essere aderenti a un canone imposto, nessun ‘nonostante sono grassa, sono bella’ e frasi simili che non posso più ascoltare,  e lanciare il messaggio.  Le modelle sono donne, amiche, di ogni taglia e età (per ragioni di privacy qui ci sono solo le mie immagini, per il resto vi rimando a FB) che entusiaste partecipano e condividono la Mission.

Con il nostro corpo comunichiamo un messaggio: la bellezza possibile dei corpi fuori dai canoni imposti. La bellezza del corpo che si possiede e che si ama, la bellezza di chi si sente bello. La bellezza della diversità e dell’originalità, la bellezza dell’autenticità. Attraverso un mezzo apparentemente frivolo come la Moda e le sfilate comunichiamo un messaggio profondo, azioni che alimentano una cultura. Rielaboriamo criticamente dei canoni di bellezza imposti e controversi. I nostri corpi naturali e spontanei sono un atto d’amore, un esibizionismo funzionale e speriamo un esempio per chi ancora lotta contro sè stessa e non a favore di sè stessa.

 

La Prova Costume? Se la conosci, la eviti

Scrivo l’ennesimo articolo sulla prova costume, sul corpo da spiaggia, sul fisico bestiale… Proprio io, che peso quasi un quintale e dovrei sparire dalla circolazione più che avere solo il pensiero di acquistare un costume da bagno, o no?! Bhe, andate su Insta a vedere le mie foto in costume da bagno, anzi in BIKINI. Viste? Bene, cosa ho da dire io sulla stagione dell’esibizione del Corpo?

Vengo subito al sodo, senza tanti infiocchettamenti:

LA PROVA COSTUME E’ UN INVENZIONE DEI MEDIA E DEL MERCATO CHE TRAGGONO PROFITTO NELL’INDURRE LE PERSONE A DUBITARE DELLA VALIDITA’ DEL PROPRIO CORPO.

Quindi chiunque, sia ella una cicciona e bellissima come la sottoscritta o magrissima e perfetta come Il Dio Instragram comanda, secco e spigoloso o Adone palestrato come San Proteico da Bloccorenale comanda, sarà indotta\o a sentirsi insicura\o, insoddisfatta\o del proprio corpo e aspetto, puntualmente e periodicamente, allo spuntare dei primi peli sotto al gambaletto invernale (perché lo so che anche voi Bikini-Challenge Victims non vi depilate in autunno\inverno\primavera inoltrata!!!).

Ma ciò che è grave non è tanto essere insicure del nostro corpo quanto la conseguenza naturale del continuo attacco dei media e mercato: DUBITARE DI SE’ STESSE\i come individui.

Non lo dico perché sono decisamente fuori dal canone di bellezza spiaggistico, ma perché sul corpo, sul Mercato del Corpo come amo definirlo (dieta, fitness, chirurgia estetica, integratori etc etc etc), ho compiuto lunghe ricerche e fatto un percorso di autocoscienza e accettazione.

NON ACCETTARE IL PROPRIO CORPO E’ INNATURALE, LO APPRENDIAMO DURANTE L’INFANZIA, i media (e il mercato) fanno il resto, la società, figura astratta e mitologica accusata da tutti, benedice con i suoi rituali pecorecci (nel senso che NOI siamo la società di pecore poco pensanti). Addirittura, i disturbi alimentari hanno, tra le concause, la manipolazione dell’immagine corporea da parte dei mass media.

Non mi credete? Vi dice qualcosa la parola Inconscio?

Bene, tenetevi forte: l’Inconscio crede siano REALI tutte le immagini che i nostri occhi vedono, di conseguenza hai voglia a ripeterti che tanto le foto ultraritoccate su Insta ritraggono corpi che nella realtà non esistono!

Lui, l’Inconscio, sostituirà le immagini di corpi irreali all’immagine dei nostri corpi reali perfetti e imperfetti, di conseguenza dobbiamo fare molta attenzione a quello che mettiamo sotto ai nostri occhi.

Dopo questo pippone saggistico torniamo alla prova costume?

Perché IO dall’alto del mio quintale scarso vengo a VOI o disperate\i che avete provato tutte le diete-lampo, beveroni radiotattivi, polverine tossiche, digiuini sciagurati, pillole magiche, massaggi e impacchi, programmi fitness e via dicendo (spendendo cifre da capogiro, ci tengo a ricordarvelo) per perdere 50 kg in 7 giorni, a pontificare di accettazione corporea e pensiero critico nei confronti dei messaggi dei mass media?

La risposta più semplice per chi ha poco tempo per leggere è: se una cicciona bellissima come me va in giro in bikini e minigonna tigrata, perché non puoi farlo tu che hai due grammi di cellulite e sei poco più grassa di un insetto stecco?!? Ma ti pare! Sii sollevata e vai in spiaggia, spacca tutto!

La risposta più lunga e pesante da digerire in realtà ve l’ho data subito all’inizio: la prova costume è un invenzione per farci spendere spendere spendere e essere insicuri di noi, come corpo e come individui.

Solo questa verità è per me sufficiente a far scivolare sui miei tondissimi fianchi tutte le minacciose pubblicità della stagione, nessuna azienda parla di prova costume perché ci vuole bene, anzi, e scusate ma essere trattata come una cretina a me non piace e mi fa incazzare di bestia.

Se pensate che invece si, la prova costume e tutto il corollario di pubblicità minacciose siano pensate da menti che vogliono il nostro bene e la nostra salute (qui vi volevo: voi siete convinti che essere magri, super magri, magrissimi sia essere in salute, nulla di più banale e falso, ma di questo parleremo un un’altro articolo;) ) vi chiedo: cosa può esserci di salutare nel sottoporre mente e corpo allo stress e shock delle diete e trattamenti last minute per perdere pochi grammi di grasso corporeo? Nulla di nulla e lo dicono i chili che recuperate inevitabilmente con gli interessi appena finite la dieta e trattamento.

Una volta capito l’inganno subdolo del Mercato del Corpo, possiamo se lo vogliamo approfondire la questione del controllo del corpo femminile come parte di un disegno ben preciso già evidenziato da molte autrici e ricercatrici.

Una popolazione di donne perennemente a dieta e preoccupate di piacere e piacersi, occupate a spendere tempo e denaro nel controllo del peso, dell’abbigliamento, del trucco e dei segni del tempo, è una popolazione di pazze silenti facilmente controllabili e manipolabili, innocue quanto schiave e sottomesse, per parafrasare Naomi Wolf, autrice del libro “Il Mito della Bellezza”.

Pensateci: condurre una vita di ansia perenne e aver pochissime energie e denaro per una crescita personale fatta di interessi, scoperte, cultura e tutte le cose belle che ci perdiamo quando siamo ossessionate quotidianamente dal rimanere magre, giovani, belle, perfette… vale la pena?

Secondo me no, per nessuna ragione al mondo.

Vi lascio alle vostre riflessioni e rotolini, con i miei motti preferiti:

AMARE IL NOSTRO E ALTRUI CORPO E’ LA RISPOSTA, E’ DIFFICILE LIBERARSI DAI CONDIZIONAMENTI MA è POSSIBILE!

IL MIO MOTTO E’ SII IL TUO CANONE DI BELLEZZA che è anche il mio Format con il quale aiuto donne e ragazze a accettarsi (che non è facile) e essere serene con il proprio e altrui corpo.

A presto e buon divertimento con i vostri splendidi e imperfetti corpicini.

Vostra Samantha Schloss

(articolo apparso su GRRR Power Blog)

Bodypositive radicale Vs Bodypositive mainstream?

Il Bodypositive nasce dai femminismi californiani tra gli anni 80 e 90 del novecento, negli USA vede la sua particolare funzione ma ben si adatta al resto del mondo occidentale.

Nasce da gruppi di donne sovrappeso e obese, femministe, come risposta alla cultura e mercato oppressivi.

Come movimento positivo di accettazione e amorevolezza verso il corpo oppresso e discriminato, si estende ovviamente a altre categorie umane, sesso, identità, condizione corporea.

L’oppressione sistematica dei corpi non conformi a uno standard di mercato, mutuato in standard culturale e estetico, viene spesso confusa con il bodyshaming.

La differenza è sostanziale: essere oppressi perché si è una minoranza indesiderata e messa alla berlina dal mercato e dalla società è diverso dallo sperimentare occasionalmente prese in giro anche pesanti rimanendo comunque conformi agli standard desiderati dalla società e dal mercato, in una parola essere i privilegiati e godere di un privilegio.

Si parla di Bodypositive ‘radicale’ per via delle mistificazioni messe in atto dal mercato e dal falso attivismo: quante volte in Italia parlando di Bodypositive pensiamo subito a membri che propongono prodotti per la cura del corpo o la sua modifica, diete e ‘consigli’ alimentari, merchandising di vario genere, concorsi di bellezza, categorie estetiche ristrette e deliranti discorsi di discriminazione sulla delicata questione dell’obesità?

I principi del movimento vengono messi in discussione da interessi economici: ecco che il Bodypositive ‘mainstream’ vende diete dimagranti e derivati, classifica le persone e le esclude creando nuovi canoni estetici eetichettando in modo sprezzante il Bodypositive originario come Bodypositive ‘radicale’

Siamo davanti a una mistificazione del movimento che va denunciata.

Non esiste il Bodypositive ‘radicale’, esiste il Bodypositive e un bodypositive mainstream che mistifica il movimento, danneggiandolo, per vendere diete, fitness, categorie estetiche, eventi, merchandising e via dicendo.

Tutte ‘cose’ contro alle quali il movimento è nato.

Facciamocene una ragione e se il Bodypositive non fa per noi, andiamo altrove.

Arrested Movement: il corpo degli Uomini

Arrested Movement è una serie di ritratti Inclusiva nonché iniziativa di sensibilizzazione che celebra i corpi maschili in ottica Bodypositive ideata da Anthony Patrick Manieri.

Il Bodypositive è un movimento nato in California sulla scia dei movimenti femministi, in particolare da gruppi di femministe che riconoscevano un’ulteriore discriminazione nell’essere oversize.

Sappiamo che é aperto a ogni genere e corpo, senza distinzioni, nemico giurato della Diet Culture e della Cosmetic Surgery.
Il Bodypositive mainstream ha trascurato questa verità nonché il mondo degli uomini, la filosofia dell’accettazione e amore del corpo è invece una questione umana, aldilà dell’identità sessuale.

La sofferenza maschile davanti ai canoni imposti dai media è ormai nota, il mercato ha aggredito anche coloro che sembravano immuni all’attacco.

Di fatto la scoperta fatta dai pubblicitari che far leva sul senso di inadeguatezza rispetto all’aspetto funziona per le vendite di prodotti, idipendentemente dal sesso di appartenenza, ha aperto le porte al mercato del corpo declinato al maschile.
La svalutazione del corpo influenza la percezione di sé e del proprio valore.

L’idea di glamourizzare e normalizzare il corpo é nota, nei circa 12 soggetti ritratti da Manieri, presi in giro per il mondo, vediamo uomini di diverse corporature, ‘sentiamo’ le loro storie raccontate al fotografo che ci ricordano le nostre storie di disagio con noi stesse, fomentato dai media e società. Una radice comune.
Una bellissima idea, sul sito trovate i video e presto il libro fotografico.

Link qui:

http://www.arrestedmovement.com

Victoria’s Secret non vuole la Ciccia in passerella. E chi se ne frega.

Victoria’s Secret è uno dei brand più famosi e discussi, le sue sfilate eventi mediatici di portata mondiale.

Da decenni le modelle magre, muscolose, “con le curve giuste al posto giusto”, giovanissime e dalla bellezza pornografica, perfette incarnazioni di tutto quello che la donna contemporanea dovrebbe essere, dettano legge per tutti gli altri brand di intimo.

Rifiutando strenuamente di cavalcare l’onda della ‘Diversity‘ con dichiarazioni sprezzanti da parte dei Manager in carica, affermano la loro posizione, solita ai brand di lusso: escludere le taglie più grandi (leggi le più diffuse) assicura la percezione di esclusività del marchio prima ancora che voler offendere consumatori, attivisti o chicchessia.
In questo c’è una coraggiosa coerenza a differenza di brand più attenti al mercato, che si sono tuffati nella Diversity quale nuova fonte di guadagno, pur avendo perpetrato per anni il modello di donna che tanto danneggia donne e uomini.
Vedi ad esempio Dolce & Gabbana brand che non si è fatto sfuggire la fetta di mercato legata alla supermodella Curvy e attivista Ashley Graham, dimentico del suo passato.
Nella cultura statunitense la scelta di Victoria’s Secret è vissuta con rabbia e sgomento, la mia conclusione è che non ha senso crucciarsi per la scelta coerente di un marchio del quale noi taglie forti, testimonial della bellezza inclusiva e spesso donne consapevolmente in antitesi rispetto alla bellezza pornografica figlia della Rape Culture, possiamo fare tranquillamente a meno.

Possiamo sentirci bellissime e sexy anche senza Victoria’s Secret.
S.S.

Victoria’s Secret doesn’t want you. So what?

Victoria’s Secret is one of the most famous and discussed brands, its annual catwalk is a massive fashion show that airs worldwide.

For decades the skinny-but-fit Models, “with the right curves in the right place”, very young and with a Pornographic Beauty (a definition that Naomi Wolf explains in ‘The Beauty Mith’) a perfect incarnation of everything that the contemporary woman should be, dictate the direction for all the underwear brands.

Theyr Managers in charge are strictly refusing to ride the wave of Body Diversity with disparaging statements that affirm their position, usual for luxury brands: excluding the largest sizes (the most common) ensures the brand a perception of exclusivity, instead of they would offend consumers, body image activists or anyone else.

In this there is a courageous consistency, unlike brands that pays more attention to the earnings, who have dived into Body Diversity as a new source of income (noting more than this) despite having perpetrated for years the model of woman who is so damaging to women and men.
An example is Dolce & Gabbana, the brand that has not missed the slice of the market linked to the Curvy Supermodel and activist Ashley Graham, oblivious to theyr past.
In the American culture the choice of Victoria’s Secret is felted with anger and dismay.

My statement is that it makes no sense to worry about the consistent choice of a brand that exclude plus size or unconventional bodies, we are testimonial of inclusive beauty and often women consciously antithetical to Pornographic Beauty binded to the Rape Culture.

We can do without it.

S.S.

Bodypositive and the Star System: an impossible love story feat. Madonna.


Even Madonna in the ranks of the Bodypositive revolution?

Her last appearance in Instagram, her body of sixty wearing just underpants and bra, the shock and criticism from her fanbase. From which we certainly do not expect a solid tradition of self-acceptance and body-acceptance, I assume.

I am not surprised by the fierce and merciless criticism that the Superstar get, I am surprised  by the attempts to attribute her recent move belonging to Bodypositive activism. This really made me skeptical.

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We can’t trust every star that came here, after decades of botox, gym, diets, cosmetic surgery and impants, a past as a testimonial of the perfectly fit body that try to tell us the story of self acceptance, c’mon people!

The Bodypositive  movement is not a marketing strategy, it is not a ‘turn a page’, it is a long path, complex, interior rather than outward, not tied to the star-system at all.

I doubt that the depth of her gesture that is attributed to it is such genuine, rather its the umpteenth marketing act for yet another Madonna’s style change.

As long as one talk about body kindness, it’s okay, as long as it also reaches the layers of the population less prepared on the subject of the body falsified by the media and the diet-fitness-cosmetic surgery culture, so much that target will certainly not be reached by thousands of motivated “uncool Bodypositive activists”.

It is with no pleasure that we welcome among our ranks people that for years have benefited from the diet-culture and the Beauty Mith, literally fomenting everything against which we now struggle.

It sound like accepting a slaughterhouse owner among the ranks of Vegan activism.

It is not a matter of repentance or second chance, it is that we can’t accept help from the architects of the disaster. Not with genuine enthusiasm.


Madonna, nuova paladina Bodypositive?

Anche Madonna nelle schiere della rivoluzione Bodypositive? La sua apparizione recente in Instagram, il suo corpo di sessantenne in mutande e reggiseno, lo shock e le critiche della sua fanbase. Dalla quale di certo non ci si aspetta una solida tradizione in fatto di accettazione di sé e del corpo altrui, permettetemi.
Non mi stupiscono le feroci e impietose  critiche alla Divina star, quanto i tentativi di attribuirle un’appartenenza alla militanza Bodypositive.

È davvero una forzatura e di certo non possiamo fidarci di ogni Star che passa di qua, dopo secoli di botox, palestra, silicone e testimonial del corpo perfetto a tutti i costi, che ci tende la manina.

Il Bodypositive non è un’operazione di marketing, non è un voltare pagina, è un percorso lungo, complesso, interiore più che esteriore, per nulla legato allo star-system.
Dubito che la profondità del gesto che le viene attribuita sia tale, piuttosto la sua ennesima trovata di marketing per l’ennesimo cambio stile. Purché se ne parli, va bene, purché arrivi anche agli strati di popolazione meno preparati sul tema del corpo falsificato dai media, che tanto quel target non verrà di certo raggiunto da preparati e motivati “attivisti sfigati”.
Non è con piacere che accogliamo tra le nostre fila personaggi che per anni hanno beneficiato della diet culture e della mistica della bellezza, fomentando letteralmente tutto ciò contro cui noi ora lottiamo.
È come accettare tra le fila dell’attivismo Vegan un proprietario di un macello.

Non è questione di pentimento o seconda possibilità, è che proprio dagli artefici del disastro non possiamo accettare aiuto. Non con genuino entusiarmo.

Tess Holliday su SELF Magazine

Per chi ancora non la conoscesse Tess Holliday è una tra le più famose e acclamate (e controverse) modelle oversize, l’unica della sua taglia a essere al suo livello professionale, inclusa nel movimento Bodypositive più mainstream, nonostante i puristi del movimento la vedano come fumo negli occhi.

La sua apparizione su SELF è epocale, funzionale alle vendite del magazine, il quale probabilmente perderà parecchi consensi: dopotutto Tess è grassa, grassissima e non è l’incarnazione del concetto di Salute secondo i salutisti che usano il peso come metro di misura dello stato di salute.

Eppure Tess è incredibilmente bella, sensuale, determinata, ricca.

E’ arrivata qui, e sin da piccola sognava di arrivarci, benché già fuori standard. Dapprima assistente alla poltrona, poi Make-Up Artist e modella amatoriale, molti di noi ricordano (io con le lacrime, vi giuro) l’annuncio del suo ingaggio da parte della Milk Model Management, avvenuto nel 2015.

Da li in poi ingaggi, shooting e copertine ovunque, anche su Vogue Italia, e ovviamente fiumi di critiche, sempre tristemente le stesse.

Il suo corpo enorme e splendido, animato da una personalità potente e determinazione rara, di quelle che fanno appunto la differenza nel mondo dei VIP e dei ‘normali’ troneggia sulla copertina di SELF con la citazione : ‘la salute di Tess non è affar tuo’ ed è proprio sulla ‘salute’ altrui (delle persone grasse e obese) che i critici più intransigenti non  transigono, benché la loro effettiva competenza medica si limiti alla (poca) comprensione del bugiardino degli antibiotici.

Ma come dice la stessa Tess, rispondere alle accuse di chi ci odia -e finge di preoccuparsi per la nostra ‘salute’ e paventa un’apocalisse causata dai costi sanitari delle presunte malattie causate da sovrappeso e obesità- con il nostro perfetto stato di salute è un atto controproducente che ci relega a umani di serie B.

Dicendo a chi ci accusa che le nostre analisi sono perfette e che siamo sani, si perpetua l’abuso contro i corpi più grandi e la mentalità secondo la quale possiamo esistere in pace solo se siamo sani.

La realtà è che non dobbiamo rendere conto a nessuno e non dobbiamo dimostrare che siamo sani o no, perché non sono affari di nessuno.  Sono affari solamente nostri e nessuna condizione di salute può permettere agli altri di discriminarci. Perchè sarebbe una violazione dei diritti umani bella e buona.

link all’articolo di SELF : https://www.self.com/story/tess-holliday

( 28\06\18 – Samantha Schloss)

Moda: Etica e Taglie

Etica nel mio operato di sarta stilista è soprattutto attenzione alla persona cui i miei capi sono destinati.

Creare abiti, farli sfilare indosso a modelle dalla 42 alla 60, è per me un pretesto per un progetto ampio di sensibilizzazione.

Attraverso un mezzo apparentemente frivolo come la moda e le sfilate comunico un messaggio profondo, azioni che alimentano una cultura.
Rielaboro criticamente i canoni di bellezza imposti e controversi. I corpi naturali e spontanei in passerella, sono un atto d’amore, le fotografie in costume da bagno o in abiti, sono un esibizionismo funzionale per chi ancora lotta contro sè stessa e non a favore di sè stessa.
Non potrei operare come sarta-stilista sganciata dal mio credo e spesso i miei fini filantropici sovrastano le esigenze del mio mercato.

Sono molto critica nei confronti della fotografia di moda: la presenza massiccia del fotoritocco unita all’utilizzo costante di corpi irreali enfatizza l’abito-prodotto ma ha la  responsabilità grave di influenzare negativamente il pubblico.
Sappiamo che le immagini di corpi ritoccate possono essere razionalmente riconoscibili ma molti dimenticano che il nostro inconscio non le elabora come tali: le prende per reali e da qui scaturiscono tutta una serie di meccanismi. Uno di essi è che il proprio corpo viene vissuto come sbagliato perchè non corrispondente alle immagini che bombardano l’immaginario collettivo, complice tutto un mercato incalzante e parallelo alla fotografia di moda. Molti disturbi quali il dismorfismo, i disturbi alimentari, tra i più diffusi, sono collegati a questo fenomeno.

Ho appreso con dispiacere che nei corsi professionali per stilisti e modellisti si sviluppano soprattutto modelli nella taglia 42, per comodità e convenzione. Nella realtà dei corpi la taglia 42 è tra le meno diffuse.
Credo che sviluppare solo quella, anche se ai fini propedeutici, sia un veicolo di messaggi negativi, soprattutto verso i giovani studenti di moda. Ho iniziato tardi a studiare sartoria e modellistica ma penso a come mi sarei sentita male da adolescente sovrappeso a essere costretta a creare abiti senza la possibilità di indossarli. Il mio sentirmi sbagliata avrebbe avuto ulteriori conferme.

“Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra: se ti piace è già l’abito adatto a te” è il motto della linea Samantha Curve di Samantha Schloss, il prodotto non contempla solo abiti pensati per valorizzare la figura abbondante anzichè nasconderla, trasformando quello che la moda addita a difetti in punti di forza, ma anche una filosofia di vita.
Liberarsi dal preconcetto che esistano abiti che un corpo oversize non possa indossare: semmai non se ne trovano in commercio di graziosi e accattivanti.
Gli abiti di Samantha sono sogni di bambina, immagini lampo nella memoria, occhi lucidi e molto istinto. Non abiti che seguono la moda ma uno stile deciso.
Samantha cura personalmente la realizzazione e quindi tempi di produzione e costi diversi
dal pronto moda; ogni capo è unico e irripetibile, adattato alla cliente che viene seguita e coccolata, rinforzata nella sua autostima con la dolcezza e determinazione di Samantha.

Il Bodypositive promuove amorevolezza, accettazione, valorizzazione del corpo a qualsiasi età, dimensione, peso, abilità, etnia, orientamento sessuale.
Attraverso le conferenze o con fotografie e sfilate, la visibilità ben confezionata di corpi non canonici è un messaggio di amorevolezza per tutti: per chi soffre la condizione di un corpo diverso nella speranza dell’accettazione e amore dello stesso e per chi non tollera la diversità.

E’ importante che nelle immagini troviamo vicinanza alla nostra realtà e che anche i corpi diversi dai canoni di bellezza imperanti siano rappresentati. Se non bastasse l’etica di questo ragionamento, pensiamo allora al mercato enorme che si potrebbe e si sta in parte sviluppando sulle taglie ‘over’.

La materia prima del mio lavoro e poetica è costituita dal mio corpo e quello che indossa, l’esperienza con sovrappeso, obesità, discriminazione e disturbi alimentari. La presentazione di immagini volutamente ironiche e disturbanti, l’esposizione del mio o altrui corpo e l’utilizzo di un registro estetico convenzionalmente destinato al corpo sottile e socialmente percepito come bello; la sovraesposizione a volte beffarda è voluta.
Uno dei traguardi auspicabili sarebbe la costruzione di un nuovo registro estetico, nuove immagini create solo per i corpi abbondanti e non dei derivati facilmente mistificabili come pure imitazioni ironiche\goliardiche.
Sono molto seria quando mi mostro utilizzando codici espressivi e estetici solitamente ‘riservati’ a corpi canonici. La mia è una sfida ai canoni estetici che vuole far riflettere…

In molti stiamo lottando, contro al Bodyshaming, per un nuovo e diverso registro estetico, per l’armonia e benessere psicofisico nostro e degli altri. La nostra è una Causa, e come tutte le cause mira al benessere laddove questo viene a mancare.
Il mio operato di sarta\stilista con i lavori fotografici è collegato all’attivismo e al mio
essere artista, il mio tornaconto è semplice: in quanto artista esercito un’autoaffermazione, voglio dare un contributo positivo al benessere dei miei simili e un contributo all’evoluzione del pensiero umano, vorrei essere la guida che io ho cercato e non ho trovato. Vorrei evitare forse egoisticamente, che altre soffrano quello che ho sofferto io, vorrei che le mie parole e azioni servissero in questo senso.

Vendere abiti fatti da me è parte del mio lavoro ma non è il fine ultimo del mio operato, spesso gli abiti che creo servono a presentare il mio corpo che è strumento della mia comunicazione e poetica.

SAMANTHA CURVE: gli abiti concepiti per valorizzare
Credo che il punto di forza del mio progetto sia che dietro c’è una persona, una donna, un’artista che parte dalla sua vita quotidiana , dai suoi gusti, sogni e esigenze reali per
creare abiti per sè stessa. Gli abiti che creo sono pensati senza tener conto della moda, delle ‘stagioni’ (un abito può essere utilizzato in qualsiasi stagione, a mio avviso, e i miei abiti personali e realizzazioni sono concepiti in quest’ottica), del senso comune dell’eleganza, nè tantomeno delle aspettative di chi crede che la ciccia sia il Male Assoluto da nascondere. Sono sogni di bambina, reminescenze, immagini lampo nella memoria, occhi lucidi e molto istinto. L’unico vincolo pratico: la realizzazione che curo personalmente e quindi tempi non immediati, costi diversi dal pronto moda. Prediligo tessuti morbidi, di facile manutenzione, lavabili a freddo, e soprattutto pratici e non stiro.
Guardarvi allo specchio pensando che dovreste essere diverse, che così siete sbagliate e non va, vi fa perdere buona parte di quel che la vita ha di buono da offrirvi, accettandovi migliorerete la vostra esistenza e forse dimagrirete se davvero era questo che serviva al vostro corpo. Sembrate molto più grosse con quel vecchio camicione informe che vi ostinate a indossare sperando di passare inosservate o almeno di sembrare più magre, se
volete la verità.

Fotografia di Celeste Lombardi, abiti Samantha Curve di Samantha Schloss

(Articolo scritto in occasione del progetto “Ethics & Aesthetics” atto a sensibilizzare le persone affinché siano consapevoli su ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente.)

Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra.

“Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra: se ti piace è già l’abito adatto a te” è il motto della linea Samantha Curve di Samantha Schloss, non solo abiti pensati per valorizzare la figura abbondante anzichè nasconderla, trasformando quello che la moda addita a difetti in punti di forza, ma una filosofia di vita.
Liberarsi dal preconcetto che esistano abiti che un corpo oversize non possa indossare.
Gli abiti di Samantha sono sogni di bambina, immagini lampo nella memoria, occhi lucidi e molto istinto. Non abiti che seguono la moda ma uno stile deciso.
Samantha cura personalmente la realizzazione e quindi tempi di produzione e costi diversi dal pronto moda; ogni capo è unico e irripetibile, adattato alla cliente che viene seguita e coccolata, rinforzata nella sua autostima con la dolcezza e determinazione di Samantha.
Samantha è stilista e promotrice del movimento Bodypositive in Italia: amorevolezza, accettazione, valorizzazione del corpo a qualsiasi età, dimensione, peso.
Attraverso le conferenze o con fotografie e sfilate la visibilità ben confezionata di corpi non canonici è un messaggio di amorevolezza per tutti: per chi soffre la condizione di un corpo diverso nella speranza dell’accettazione e amore dello stesso e per chi non tollera la diversità. “Attraverso un mezzo apparentemente frivolo come la Moda e le sfilate comunichiamo un messaggio profondo, azioni che alimentano una cultura. Rielaboriamo criticamente dei canoni di bellezza imposti e controversi. I nostri corpi naturali e spontanei sono un atto d’amore, un esibizionismo funzionale per chi ancora lotta contro sè stessa e non a favore di sè stessa.”