Uno spunto di riflessione Bodypositive.
Cene, merende, pranzi, ritrovi all’insegna dell’abbondanza di cibo ipercalorico e povero di nutrienti. Per molti una gioia, per i più un vero incubo. Con la martellante propaganda conseguente di diete e metodi discutibili per ‘tornare a essere felici e in forma’, già questo dovrebbe farci capire in che meccanismo perverso e indotto finiamo. Consumare ingenti quantità di cibo spesso superfluo, abbuffarsi con piacere mescolato e superato dal senso di colpa, poi ‘mettersi a dieta’ spesso in modo scriteriato, per eliminare gli effetti dell’azione di cui sopra.
Non lo trovate davvero buffo?
Una serie di scosse per il nostro metabolismo, una serie di emozioni contrastanti per la nostra anima. Vi parlo di come la vedo e vivo io e di come la vedono molte autorevoli autrici Bodypositive.
La preoccupazione riguardo al cibo e la paura di essere grassi sono radicate e date per scontate nella nostra società, l’associazione grasso-malato è assunta quale assioma indiscutibile. E tutto è eccessivamente ingigantito e fomentato ai fini di lucro.
Dovremmo imparare a considerare il cibo come carburante per la vita incarnata, viverlo con naturalezza e mangiare per sopravvivenza, anzichè attribuirgli valenza negativa o di piacere.
Spesso, soprattutto in questo periodo di convivialità, consideriamo il cibo quale nostro nemico, come metro di misura della nostra forza di volontà, quando gli resistiamo (dimenticando che la fame è fisiologica e non debolezza) o elemento per compensare i vuoti interiori. Addirittura lo usiamo per dimostrare la nostra superiorità morale!
L’attività fisica post abbuffate è vista come dovere, la giusta penitenza per aver mangiato troppo, invece dovremmo muoverci per la gioia di sentire il nostro corpo e forza di esso.
Il cibo non ci obbliga a essere ingerito in quantità superiori alla nostra capienza, non c’è nessuno che ci lega a una sedia a inghiottire deliziosi pandori, se non noi stessi.
Impariamo a vedere il cibo per quello che è e a comprendere come la valenza negativa attribuita ad esso è un nostro costrutto, il cibo è fonte di vita ma inanimato, non è nostro nemico bensí la nostra fonte primaria di sopravvivenza.
Se proprio non riusciamo a vivere serenamente le consuete abbuffate pensiamo che certi cibi temuti sono proposti solo in questo periodo. Ci consola? A me no, io adoro il Pandoro!
Ma questo non significa che ne mangio mezzo al giorno o mi sento brutta come una pluriomicida perchè ne ho mangiata una fetta minuscola.
Vi ricordo che anche gli addetti ai lavori più titolati sconsigliano di arrivare alle cene natalizie affamati perchè è proprio quando siamo affamati che il nostro corpo in allarme ci induce a abbuffarci di più e trasforma in depositi di grasso più che in condizioni normali.
Vi auguro serene abbuffate, ci sentiamo a Gennaio.
Vostra Samantha Schloss
“Ci ossessioniamo alla ricerca di modi per cambiare i nostri corpi, mentre dovremmo incanalare la nostra energia pensando a come migliorare il mondo.”
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