Victoria’s Secret non vuole la Ciccia in passerella. E chi se ne frega.

Victoria’s Secret è uno dei brand più famosi e discussi, le sue sfilate eventi mediatici di portata mondiale.

Da decenni le modelle magre, muscolose, “con le curve giuste al posto giusto”, giovanissime e dalla bellezza pornografica, perfette incarnazioni di tutto quello che la donna contemporanea dovrebbe essere, dettano legge per tutti gli altri brand di intimo.

Rifiutando strenuamente di cavalcare l’onda della ‘Diversity‘ con dichiarazioni sprezzanti da parte dei Manager in carica, affermano la loro posizione, solita ai brand di lusso: escludere le taglie più grandi (leggi le più diffuse) assicura la percezione di esclusività del marchio prima ancora che voler offendere consumatori, attivisti o chicchessia.
In questo c’è una coraggiosa coerenza a differenza di brand più attenti al mercato, che si sono tuffati nella Diversity quale nuova fonte di guadagno, pur avendo perpetrato per anni il modello di donna che tanto danneggia donne e uomini.
Vedi ad esempio Dolce & Gabbana brand che non si è fatto sfuggire la fetta di mercato legata alla supermodella Curvy e attivista Ashley Graham, dimentico del suo passato.
Nella cultura statunitense la scelta di Victoria’s Secret è vissuta con rabbia e sgomento, la mia conclusione è che non ha senso crucciarsi per la scelta coerente di un marchio del quale noi taglie forti, testimonial della bellezza inclusiva e spesso donne consapevolmente in antitesi rispetto alla bellezza pornografica figlia della Rape Culture, possiamo fare tranquillamente a meno.

Possiamo sentirci bellissime e sexy anche senza Victoria’s Secret.
S.S.

Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra.

“Vestiti per sentirti più bella, non per sembrare più magra: se ti piace è già l’abito adatto a te” è il motto della linea Samantha Curve di Samantha Schloss, non solo abiti pensati per valorizzare la figura abbondante anzichè nasconderla, trasformando quello che la moda addita a difetti in punti di forza, ma una filosofia di vita.
Liberarsi dal preconcetto che esistano abiti che un corpo oversize non possa indossare.
Gli abiti di Samantha sono sogni di bambina, immagini lampo nella memoria, occhi lucidi e molto istinto. Non abiti che seguono la moda ma uno stile deciso.
Samantha cura personalmente la realizzazione e quindi tempi di produzione e costi diversi dal pronto moda; ogni capo è unico e irripetibile, adattato alla cliente che viene seguita e coccolata, rinforzata nella sua autostima con la dolcezza e determinazione di Samantha.
Samantha è stilista e promotrice del movimento Bodypositive in Italia: amorevolezza, accettazione, valorizzazione del corpo a qualsiasi età, dimensione, peso.
Attraverso le conferenze o con fotografie e sfilate la visibilità ben confezionata di corpi non canonici è un messaggio di amorevolezza per tutti: per chi soffre la condizione di un corpo diverso nella speranza dell’accettazione e amore dello stesso e per chi non tollera la diversità. “Attraverso un mezzo apparentemente frivolo come la Moda e le sfilate comunichiamo un messaggio profondo, azioni che alimentano una cultura. Rielaboriamo criticamente dei canoni di bellezza imposti e controversi. I nostri corpi naturali e spontanei sono un atto d’amore, un esibizionismo funzionale per chi ancora lotta contro sè stessa e non a favore di sè stessa.”